Tenere a bada il nostro orgoglio

ROMA – L’ultimo bollettino dei medici del policlinico Casilino non lascia sperare nessun miglioramento: Maricica Hahaianu, l’infermiera romena 32enne colpita al volto nella metro Anagnina di Roma da Alessio Burtone (ora agli arresti domiciliari) è in coma irreversibile.

Il marito della giovane infermiera viene assistito da una equipe di psicologi. I medici lo descrivono come «un uomo piegato dal dolore» e sottolineano come «la sua situazione in queste ore è difficilissima: lui e Maricica, in Romania, hanno un bambino di tre anni».

Maricica Hahaianu
Maricica Hahaianu

Questi sono due stralci tratti da uno dei tanti articoli apparsi sui quotidiani in questi giorni: Maricica, ragazza che si è vista passare avanti Alessio Burtone durante la fila della biglietteria della stazione e che pagherà, con molta probabilità, purtroppo, con la morte il tentativo di far valere un comune diritto come quello del posto in una fila.

Certo, il pensiero, il dispiacere, la rabbia cade sull’aggressore: strafottente e alla fine, non contento di avvalersi dei diritti altrui, anche omicida. Ed è giusto che sia così.

Ma oggi riflettevo: sicuramente la Maricica, se si ritrovasse di nuovo nella medesima situazione, ovvero in fila e con il cafone che passa avanti, non ci penserebbe due volte a lasciar correre. Magari ad esternare la maleducazione del buzzurro… ma poi basta. Niente rincorsa, niente inseguimento, niente spinte al furbastro cercando di sedare, soddisfare la rabbia, la frustrazione che accumuliamo quotidianamente grazie alla vita frenetica offerta dai tempi odierni.

Pensa Maricica, hai a casa un bambino ed un marito che ti aspettano: loro sono più preziosi, molto più preziosi del tuo orgoglio ferito. Adesso, hai sì, la nostra solidarietà, ma cosa è al confronto del tuo bene più prezioso: la famiglia?

E questo vale per tutti noi: quante volte esageriamo, e dico esageriamo, nel far valere i nostri diritti? E se davanti ci troviamo un Alessio Burtone? Siamo disposti a rinunciare ai affetti, ai nostri cari in cambio poter affermare “ho ragione io”?

O forse conviene far valere i nostri diritti senza però farsi guidare dall’orgoglio?

Qualcuno, duemila anni fa, ci ha dato, tra le tante altre, una magnifica lezione di umiltà…

Lascia un commento